Nell'oceano di Internet sono centinaia i siti che si occupano dell'affaire Moro, come è stato definito da Sciascia. Il mio blog si presenta come un progetto diverso e più ambizioso: contribuire a ricordare la figura di Aldo Moro in tutti i suoi aspetti, così come avrebbe desiderato fare il mio amico Franco Tritto (a cui il sito è certamente dedicato). Moro è stato un grande statista nella vita politica di questo paese, un grande professore universitario amatissimo dai suoi studenti, un grande uomo nella vita quotidiana e familiare. Di tutti questi aspetti cercheremo di dare conto. Senza naturalmente dimenticare la sua tragica fine che ha rappresentato uno spartiacque nella nostra storia segnando un'epoca e facendo "le fondamenta della vita tremare sotto i nostri piedi".
Ecco perchè quel trauma ci perseguita e ci perseguiterà per tutti i nostri giorni.

giovedì 1 maggio 2008

Il sequestro Moro e il Vaticano

Trent'anni dopo la tragica uccisione di Aldo Moro (9 maggio 1978) rimangono alcuni drammatici interrogativi. Moro poteva essere salvato? E soprattutto, fu compiuto davvero ogni sforzo per evitare la scelta tragica delle Brigate Rosse? Nessuno, finora, ha saputo o voluto dare risposte certe a queste domande. La storia dell'Italia è disseminata di misteri e "verità" doppie. Intorno ai tanti dubbi che circondano l'assassinio dello statista democristiano, Annachiara Valle, giornalista di "Jesus" e "Famiglia Cristiana", ha ricostruito l'intera vicenda in un libro coraggioso e documentato "Parole, Opere e Omissioni", (Rizzoli, pagg. 263, euro 17 ) con una chiave di lettura che scruta dentro le ovattate e impenetrabili mura vaticane. Dentro quelle segrete stanze la scrittrice, raccoglie testimonianze inedite. Accosta le memorie di chi si trovava da una parte e dall'altra della barricata, alti prelati, cappellani delle carceri, politici, ex terroristi, familiari delle vittime. Lo sguardo dentro la Chiesa, non limita il campo d'indagine, anzi lo ingrandisce e lo sviluppa, facendo emergere vicende sconosciute. D'altronde era stato lo stesso Moro ad affermare, in una delle prime lettere scritte durante la prigionia : «La chiave è in Vaticano». Il mondo cattolico cercò di muoversi, per salvare la vita di Moro, ma il libro di Annachiara Valle pone un interrogativo: fu davvero possibile, per la Santa Sede, muoversi in piena libertà? O dovette sottostare a imposizioni e condizionamenti? Due modi differenti di intervenire, nei sequestri operati delle Br, portarono a conclusioni differenti. Una positiva mediazione portò alla liberazione del magistrato Mario Sossi, mentre Moro successivamente fu assassinato. Eppure, l'uomo a cui le gerarchie ecclesiastiche affidarono la mediazione, nel tentativo di ottenere la liberazione degli ostaggi, fu lo stesso, per Sossi e per Moro. Si tratta di Corrado Corghi, a lungo ambasciatore in America Latina per il mondo cattolico, lo stesso mediatore che era riuscito a liberare lo scrittore francese Règis Debray in Bolivia. «Il rammarico - spiega Corghi a proposito di Moro - è di non essere riusciti neppure a tentare». Insomma, secondo la ricostruzione dell'autrice di "Parole Opere e Omissioni", si mediò fra lo Stato e le Br, per il rilascio del giudice Sossi e si sposò la linea della fermezza nel caso Moro. «Ha già fatto troppo il Papa, non occorre esporsi di più. È meglio che muoia un uomo solo piuttosto che tutta la nazione perisca», disse il sostituto segretario di Stato, monsignor Giuseppe Caprio, secondo la testimonianza di monsignor Luigi Bettazzi, vescovo di Ivrea, che avrebbe voluto offrirsi, insieme al vescovo di Livorno Alberto Ablondi e all'ausiliare di Roma Clemente Riva, come ostaggio in cambio di Aldo Moro. Erano i giorni in cui cominciava una lunga partita, tra il papa Paolo VI («Io scrivo a voi uomini delle Brigate Rosse. » ) e la maggioranza dei suoi collaboratori, che suggeriva prudenza. Il tragico epilogo del sequestro Moro, lascia, insieme ai dubbi sulle possibilità dello Stato di salvarlo, anche le ipotetiche prudenze della Chiesa. L'espressione «senza condizioni», che fu chiesto al Papa di aggiungere nella sua lettera ai brigatisti, significava, secondo lo stesso mediatore mancato Corghi, non offrire alcuno spiraglio. Più tardi, la cultura cattolica, sarebbe stata comunque determinante per rilanciare il Paese, dopo le ferite del terrorismo e i tentativi reazionari che seguirono.

Domenico Nunnari
www.gazzettadelsud.it

1 commento:

Otello ha detto...

Caro Mario;
Interessante questo commento di Domenico Nunnari (che non avevo letto) acquistero senz'altro quel libro che lui cita di Annachiara Valle!
Anch'io, riesaminando in maniera specifica le lettere di Moro, e riflettendo su quel suo preciso suggerimento "LA CHIAVE STA IN VATICANO" e riflettendo poi su quest'altra "Il Vaticano va ancora sollecitato anche per le diverse correnti interne ..." e a quella sua considerazione finale, nella quale dice :... "Il Papa ha fatto pochino ... ne avrà scrupolo" ... ho avuto la "quasi netta certezza" che con queste due affermazioni, Moro ci stava indicando la DIREZIONE VERA in cui guardare!

Infine posso aggiungere che se tale Papa (Paolo VI) è morto solo tre mesi dopo, questo fatto, pur se è del tutto naturale nel pur imperscrutabile destino di un giovane 80enne, è comunque emblematico, che fosse in qualche modo, previsioni di Aldo Moro.

Ma c'è di più, proprio a contorno di quell'altra affermazione di Moro, sulle "varie correnti Vaticane" ... infatti, anche per il successore di Paolo VI (che stava tentando di comprendere I MILLE GIOCHI DELLO IOR) non fu salutare essere eletto Papa, se dopo appena 33 giorni ha dovuto rendere l'anima!

Meditate gente, meditate: dopo le affermazioni di Moro (contenute in quelle sue dolorose lettere) e dopo la fine di questa orrenda tragedia criminale, nel giro di soli quattro mesi, IN VATICANO, si sono avvicendati ben TRE APOSTOLI della Fede Cristiana!

Per la cronaca, e a parte queste mie riflessioni, pensate, avevo acquistato proprio ieri "MORO, I VESCOVI E L'APERTURA A SINISTRA" di Augusto D'Angelo, per i tipi della EDIZIONI STUDIUM ...

Saluti da Otello