Nell'oceano di Internet sono centinaia i siti che si occupano dell'affaire Moro, come è stato definito da Sciascia. Il mio blog si presenta come un progetto diverso e più ambizioso: contribuire a ricordare la figura di Aldo Moro in tutti i suoi aspetti, così come avrebbe desiderato fare il mio amico Franco Tritto (a cui il sito è certamente dedicato). Moro è stato un grande statista nella vita politica di questo paese, un grande professore universitario amatissimo dai suoi studenti, un grande uomo nella vita quotidiana e familiare. Di tutti questi aspetti cercheremo di dare conto. Senza naturalmente dimenticare la sua tragica fine che ha rappresentato uno spartiacque nella nostra storia segnando un'epoca e facendo "le fondamenta della vita tremare sotto i nostri piedi".
Ecco perchè quel trauma ci perseguita e ci perseguiterà per tutti i nostri giorni.

venerdì 31 dicembre 2010

Sandro Pertini e il cuore puro dell'amico fraterno Aldo Moro ucciso dalle Br

Lo aveva evocato anche nel suo discorso d'insediamento. «Se non fosse stato crudelmente assassinato, lui non io, parlerebbe da questo seggio a voi». E il ricordo di Aldo Moro, ucciso dalle Br nel 1978, torna anche nel messaggio con cui Sandro Pertini esordisce davanti al paese. «Un uomo politico dal cuore puro legato a me da amicizia fraterna». Un amico, dunque, come «cari amici» sono anche gli italiani cui il presidente si rivolge da subito con un linguaggio semplice. Rivoluzionando anche il copione del discorso di Capodanno: formulato non più da dietro l'austera scrivania dello studio del Quirinale, ma da una comoda poltroncina. Pertini conquisterà i cittadini con i suoi modi garbati e informali. Lo farà anche nel 1980 quando trattiene a stento l'emozione per le vittime del terremoto in Irpinia. La stessa che lo anima nel messaggio del 1981 subito dopo l'attentato a Giovanni Paolo II. Un presidente vicino alla gente e poco avvezzo ai cerimoniali, dunque. Al punto che, nel 1984, pronunciò l'ultimo messaggio del suo settennato non dal Quirinale ma dalla sala del caminetto del centro alpino dei carabinieri della Val Gardena, il luogo delle sue vacanze natalizie turbate dalla strage ferroviaria sul rapido 904 Napoli-Milano.

mercoledì 22 dicembre 2010

A Londra il confessore di Moro

Nato a Roma 63 anni fa, mons. Mennini è figlio di un ex alto dirigente amministrativo del Vaticano che condivise negli anni '70 e '80 la gestione dello Ior con mons.Marcinkus. Viceparroco della chiesa di Santa Chiara in piazza Giochi Delfici, da giovane sacerdote è stato il confessore di Aldo Moro che si rivolse a lui anche durante i giorni del sequestro affidandogli messaggi per Paolo VI. Entrato successivamente nel servizio diplomatico vaticano, è stato consigliere di nunziatura in Uganda e Turchia, per diventare nel 2000 nunzio apostolico in Bulgaria e dal 2002 prima rappresentante straordinario della Santa Sede presso la Federazione Russa e poi nunzio a pieno titolo.

Quella di «lavorare sui cammini ecumenici per meglio rinsaldare le relazioni fra Chiesa cattolica, anglicana ed altre denominazioni» è una delle priorità annunciate dal nuovo nunzio apostolico in Gran Bretagna, mons. Antonio Mennini, «perchè - spiega ai microfoni della Radio Vaticana - davvero quest'unità possa compiere qualche passo avanti e non per soddisfazioni personali, di struttura o di organizzazioni, ma perchè, come dice appunto il Signore nel Vangelo, 'il mondo credà». Ora tra i suoi compiti ci sarà quello di rinsaldare i rapporti con la Chiesa anglicana, smussando eventuali attriti per le «conversioni» di vescovi e fedeli al cattolicesimo. Ma nel passato di monsignor Antonello Mennini, che il Papa ha nominato oggi nunzio apostolico in Gran Bretagna, c'è anche un ruolo nel caso Moro, come latore di lettere del prigioniero delle Br alla famiglia.L'arcivescovo Mennini, nato a Roma il 2 settembre di 63 anni fa, figlio del direttore generale dello Ior ai tempi di Marcinkus, ha prestato la propria opera nel servizio diplomatico vaticano in Uganda e Turchia, per diventare nel 2000 nunzio apostolico in Bulgaria e nel 2002 rappresentante della Santa Sede presso la Federazione russa.Ma nel 1978 era semplice vice parroco della chiesa di Santa Lucia, nel quartiere Trionfale di Roma, e come tale era amico e confessore dell'allora presidente della Dc. Dopo la strage di Via Fani e il rapimento di Moro del 16 marzo 1978, durante la prigionia che si concluse con «l'esecuzione» del 9 maggio da parte delle Br, don Mennini diventò referente dei postini delle Brigate Rosse, Valerio Morucci e Adriana Faranda, per la consegna delle lettere scritte dal presidente della Dc nella «prigione del popolo». Il nome di «don Antonello» peraltro compare nella relazione parlamentare della commissione d'inchiesta sul caso Moro.
Nel 2008, nel trentennale della vicenda Moro, il nome di don Antonello, passato nel frattempo a incarichi diplomatici sempre più prestigiosi, è stato citato anche da esponenti politici nel rievocare le varie fasi del sequestro. Tra le testimonianze più significative quella di Francesco Cossiga, ministro
dell'Interno nel 1978, che ha raccontato: «Don Antonello Mennini raggiunse Aldo Moro nel covo delle Brigate Rosse e noi invece non lo scoprimmo. Avevamo messo sotto controllo telefonico e sotto pedinamento tutta la famiglia e tutti i collaboratori. Ci scappò, don Mennini». E ancora: «ho sempre
creduto che don Antonello, allora suo confessore e attualmente nunzio apostolico in Russia, abbia incontrato Moro prigioniero delle Br per raccogliere la sua confessione prima dell'esecuzione dopo la condanna a morte. Come ministro dell'Interno allora mi sentii giocato. Mennini ci scappò. Seguendolo avremmo potuto trovare Moro. Ma ancora oggi il Vaticano è riuscito a fare in modo che Mennini non potesse essere interrogato mai da polizia e carabinieri».Anche nei giorni scorsi, il settimanale britannico 'Tablet', anticipandone la nomina ad ambasciatore del Papa a Londra, ha scritto che Mennini «è conosciuto in Italia come il prete che ha ascoltato l'ultima confessione di Aldo Moro».In qualità di fine diplomatico, il compito che lo attende Oltremanica è di particolare importanza per il Vaticano, in
vista delle possibili tensioni con gli anglicani per il rientro nella Chiesa di Roma di gruppi di vescovi e fedeli e l'imminente creazione dello speciale Ordinariato voluto da Benedetto XVI con la costituzione 'Anglicanorum coetibus'. Su tali possibili attriti ha messo in guardia anche l'ambasciatore britannico
presso la Santa Sede, Francis Campbell, in cablogrammi rivelati recentemente da Wikileaks. «Ci sarà l'opportunità di lavorare sui cammini ecumenici - ha detto comunque oggi mons. Mennini alla Radio Vaticana - per meglio rinsaldare le relazioni fra Chiesa cattolica, anglicana ed altre denominazioni, perchè davvero quest'unità possa compiere qualche passo avanti».

di Giacomo Galeazzi
www.lastampa.it