Nell'oceano di Internet sono centinaia i siti che si occupano dell'affaire Moro, come è stato definito da Sciascia. Il mio blog si presenta come un progetto diverso e più ambizioso: contribuire a ricordare la figura di Aldo Moro in tutti i suoi aspetti, così come avrebbe desiderato fare il mio amico Franco Tritto (a cui il sito è certamente dedicato). Moro è stato un grande statista nella vita politica di questo paese, un grande professore universitario amatissimo dai suoi studenti, un grande uomo nella vita quotidiana e familiare. Di tutti questi aspetti cercheremo di dare conto. Senza naturalmente dimenticare la sua tragica fine che ha rappresentato uno spartiacque nella nostra storia segnando un'epoca e facendo "le fondamenta della vita tremare sotto i nostri piedi".
Ecco perchè quel trauma ci perseguita e ci perseguiterà per tutti i nostri giorni.

giovedì 17 novembre 2011

Moro, ascesa e fine della Prima Repubblica

Sono passati molti anni dall' assassinio di Aldo Moro. Ma di autentici studi e ricerche sulla sua opera se ne sono scritti pochi. Ecco un motivo in più per segnalare l' impegnativa raccolta di saggi Aldo Moro nella storia dell' Italia contemporanea , appena uscita a cura della rivista «Mondo contemporaneo» (Franco Angeli, pp. 221, 26). È un tentativo a più voci di ripercorrere le fasi principali della presenza di Moro sulla scena politica fin dall' immediato dopoguerra, quando - rispetto a chi insiste a porre in luce il suo giovanile «dossettismo» - altri, come qui Piero Craveri, spiegano perché la posizione di Moro dev' essere intesa «più omogenea a quella degasperiana». Non solo: rispetto a quanti sostengono che - almeno fino agli anni Sessanta - Moro aderì al «centrismo», Craveri spiega che la sua proposta poggiava piuttosto «su un' idea della "circolarità" del sistema politico», dove si fondevano «universalismo cristiano, realismo politico e storicità della società». Il che avrebbe permesso a Moro di essere «forse l' unico uomo politico italiano» che seppe compiere «una riflessione profonda sul ' 68». Si capiscono ancora meglio, aggiunge Giovanni Maria Ceci, le sue analisi preoccupate, già dall' estate del 1970, circa le possibili «involuzioni autoritarie», o addirittura le «svolte a destra» della Dc. Ma emerge altresì la lucidità di Moro nei confronti degli «opposti estremismi», compresa la minaccia del terrorismo «di sinistra». Solo così si può tentare di capire anche il conseguente approdo di Moro all' esperienza della «unità nazionale», che cambiò «i connotati dei rapporti tra le forze politiche e la natura stessa del sistema». Non solo: altri studiosi - da Michele Marchi a Francesco Malgeri a Paolo Acanfora - intervengono per affrontare aspetti della leadership «in azione» di Moro o per chiarire qualcuno dei molteplici problemi storiografici ancora irrisolti. Comunque, mi pare meritevole di segnalazione il giudizio con cui, a proposito delle esequie di Moro (compreso l' intervento di Paolo VI, così visibilmente sofferente, moralmente e fisicamente provato), Craveri non esita a concludere che «è lì, in quella basilica episcopale di Roma, che finisce simbolicamente la Prima Repubblica».

Colombo Arturo
www.corriere.it

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